Biografia

In ricordo di Patrizia Pastore di Sandro Campanini

La notizia della morte improvvisa, a causa di un incidente stradale avvenuto il 2 settembre, della carissima amica Patrizia Pastore – già Presidente nazionale della Fuci nei primi anni ’90, attuale Presidente della sezione italiana dell’Associazione Cattolica Internazionale al servizio della Giovane (Acisjf), e persona nota nel mondo cattolico italiano – mi ha profondamente ferito. Non è facile per me scrivere questo articolo, che tra l’altro non renderà giustizia di quello che Patrizia è stata per tante persone, ma sento di doverlo fare per il grande affetto nei confronti suoi, dei suoi familiari, dei tanti amici comuni.

Aprendo lo scrigno dei ricordi, potrei estrarre molte perle. Ma non è questa la sede giusta per farlo. Ci saranno le occasioni opportune.

Con Patrizia c’era una grande amicizia, nata ai tempi della Fuci, che non si era mai interrotta nonostante gli incontri diretti fossero inevitabilmente non troppo frequenti a causa della distanza geografica (lei a Roma e io a Parma) e degli impegni lavorativi, familiari, associativi, di vita di ciascuno.

Ci saremmo sicuramente visti a Roma alla canonizzazione di Paolo VI il prossimo 14 ottobre, così come ci eravamo incontrati con gioia il giorno della sua beatificazione, il 19 ottobre di tre anni fa.

Abbiamo vissuto assieme gli anni giovanili della Presidenza nazionale della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) tra il 1990 e il 1992, lei come presidente e io prima come vice e poi a mia volta presidente assieme a lei (1991-1992). Anni intensissimi di attività, incontri, convegni, congressi, riflessioni, studi, elaborazioni... Anni di speranze e progetti, di amicizie profonde con colleghi e colleghe della presidenza a Roma e anche del centro nazionale di AC e del MEIC, con ex fucini e fucine che ci avevano preceduto, con tanti fucini e fucine in ogni parte d’Italia (e persino d’Europa), rafforzate dai numerosi appuntamenti nazionali (indimenticabili le settimane di Camaldoli) e dagli incontri con i gruppi nelle diverse diocesi... Amicizie alle quali se ne sono via via aggiunte altre anche lungo le generazioni successive, con i più giovani... fino ad oggi... E la quantità di messaggi di cordoglio di questi giorni, da parte di persone di tutte le età, è lì a dimostrarlo.

Foggiana di nascita, formatasi all’Università di Bari, poi trasferitasi a Roma dopo il matrimonio, Patrizia Pastore, assieme alle diverse attività professionali, ha ricoperto diversi incarichi associativi: oltre che incaricata regionale pugliese e presidente nazionale della Fuci, è stata Segretaria nazionale del MEIC, tesoriera nella Fondazione Fuci e da tre anni (in novembre sarebbe scaduto il primo mandato) Presidente nazionale della federazione italiana dell’Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane (Acisjf), un incarico che stava portando avanti con l’entusiasmo, la passione, la capacità di tessere relazioni e lo spirito di innovazione che le erano propri e che metteva in ogni cosa. Un impegno di grande importanza e attualità, se si pensa alle situazioni difficili che ancora oggi, purtroppo, tante ragazze e donne devono subire.

Sposata con Antonio D’Alessandro, a cui sono legato da antica amicizia, anch’egli ex fucino pugliese, poi affermato professore associato all’Università “La Sapienza” di Roma presso il Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione, Elettronica e Telecomunicazioni, Patrizia è mamma di Vanessa, Romolo David, Aurora, Noemi. Una famiglia bella, vivace, ricca di affetto, valori, intelligenza.

Patrizia Pastore aveva una grande capacità di relazione con le persone e sapeva unirle, “tenerle assieme”; alle doti intellettuali associava un notevole spirito organizzativo, che le rendeva possibile tradurre in azioni concrete progetti ed idee. Affabile, dotata di una simpatia immediata, di ironia e autoironia, di un sorriso spontaneo e contagioso, sapeva però essere determinata e diretta quando le circostanze lo richiedevano; con quella chiarezza coraggiosa che è un servizio grande in ambienti talvolta un po’ paludosi. Mai però con arroganza o supponenza, sempre disponibile a confrontarsi e mettersi in discussione.

Nel periodo della nostra collaborazione, tante volte ci siamo trovati d’accordo ma in altre abbiamo discusso, apertamente. Perché il confronto è ricchezza, la differenza è ricchezza. Fu anche da dialoghi come questi che nacque l’idea di leggere “a due voci” la relazione introduttiva del 51° congresso della Fuci, a Salerno (1992): un piccolo segno per testimoniare la necessità della parità tra donne e uomini.

In molti e molte, in questi giorni hanno riconosciuto in lei uno spiccato profilo “materno” – al di là della maternità personale: ciò è assolutamente vero e verificabile in tante circostanze; ma occorre anche ricordare che Patrizia maturava sue convinzioni personali e le portava avanti, pur – ripeto – evitando impuntature inutili e perseguendo la condivisione.

È difficile parlare della fede di una persona, anche di una persona cara, e non è mia intenzione farlo, né sarei in grado.

Posso però dire – per quello che ho potuto vedere – che la fede di Patrizia era una fede matura, profonda, insieme interrogante e perseverante, mai ingenua. Accompagnata sempre dalla speranza e dalla carità.

È in questa stessa fede – che, di fronte a una morte assurda, come, purtroppo, molte altre, è messa a dura prova – che sappiamo che Dio non ci abbandona, ci è vicino, ascolta il grido di dolore dei familiari e degli amici di Patrizia. Un Dio che rimane, in Cristo, sulla croce a fianco di chi è sulla croce, passaggio pasquale alla Resurrezione.

È in questa fede che sappiamo che Patrizia vive e continuerà ad esserci vicina, con il suo volto sorridente, la sua passione per la vita e il suo amore per gli altri.

Articolo pubblicato il 4 settembre 2018
In ricordo di Patrizia Pastore