Convegno di Cagliari

Intervento al convegno di inaugurazione del Centro d’ascolto di Acisjf Cagliari



Il compito che mi è stato affidato è quello di presentare il biglietto da visita di Acisjf, per dare un’idea della storia imponente che questa associazione si porta dietro e anche per comprendere la cornice di riferimento di una realtà, che trova la sua linfa vitale nelle principali città italiane e che oggi, qui in Sardegna, segna un altro momento importante della sua storia.

Acisjf ha alle spalle una storia ultracentenaria: l’associazione Cattolica Internazionale a Servizio della Giovane esprime la propria cifra proprio nella dizione: “Donne a servizio di altre donne”. Agli inizi del ‘900 è forte il bisogno di contrastare la “tratta delle bianche”; l’associazione si fa prossima alle ragazze costrette a viaggiare; accoglie le mondariso, costrette ad un lavoro sfiancante. I tempi evolvono come le forme di sostegno di Acisjf, impegnati su fronti disparati: il diritto delle donne al voto, l’eliminazione delle case chiuse, l’apertura di tutte le carriere alle donne, l’adozione.

In breve, è possibile dire che Acisjf ha accompagnato l’emancipazione femminile, sostenendo le battaglie delle donne, curandone le fragilità.

Chi siamo? Lo dicono i numeri per noi: 15 case di accoglienza, 600 posti letto, 5 mila giovani seguiti dagli uffici di stazione, 20.000 pasti gratuiti, 15.000 ragazze e giovani donne in gravi difficoltà aiutate.

I servizi che le nostre volontarie offrono sul territorio nazionale sono i più diversi:

    1. Le nostre case di accoglienza vogliono essere un tempo e uno spazio familiare, ben radicate nei territori locali, operano in sinergia con le Chiese locali e le istituzioni per rispondere ai bisogni sempre nuovi e diversi delle donne di tutti i tempi;

    2. Case madre-bambino accolgono nuclei di donne con figli: donne sole e in momenti di rischio e disagio per cause economiche e familiari e donne che necessitano di tutela e protezione nel periodo della gravidanza e durante i primi anni di vita del figlio (Pisa, Parma, Vicenza, Piacenza).

    3. Arresti domiciliari: nel 2002, mentre preparavamo le celebrazioni del centenario dell’Acisjf, è arrivata alla nostra sede nazionale una lettera di una giovane di Santo Domingo che si trovava in carcere a Civitavecchia perché aveva trasportato droga ed era stata arrestata all’aeroporto di Fiumicino. Aveva ottenuto per buona condotta la possibilità di passare agli arresti domiciliari e qualcuno le aveva suggerito di scrivere alla nostra associazione. Dopo lunga riflessione, abbiamo deciso di accoglierla nella nostra casa di Roma. È arrivata tra noi alla vigilia di Natale ed è rimasta con noi due anni per poi rientrare nella sua famiglia e nella sua casa. Dopo di lei altre 12 giovani hanno trascorso nella nostra casa gli arresti domiciliari. Si tratta di giovani che nel loro Paese vengono avvicinate con la proposta di portare un piccolo pacchetto in Italia. Viene loro pagato il viaggio, con l’aggiunta, talvolta, di una modesta somma. Al momento del loro arrivo a Roma una soffiata richiama l’attenzione della polizia, mentre un carico più consistente passa inosservato. La legge Bossi-Fini ha tenuto in carcere per diversi anni molte di queste giovani. Le abbiamo aiutate a imparare bene la lingua italiana e molte hanno appreso un lavoro per potersi poi reintegrare nel Paese d’origine. Quasi tutte le ragazze hanno fatto un percorso positivo anche a livello umano e spirituale.

    4. Accoglienza con affidi diurni è sorta per rispondere alle situazioni di disagio, emarginazione, povertà materiale, culturale, affettiva, relazionale e psicologica di ragazze giovanissime – tra i 12 e i 17 anni – provenienti da difficili contesti familiari o da problemi dovuti alla scarsa conoscenza della lingua italiana. Con l’accoglienza diurna si opera per la promozione integrale di queste giovani e la loro educazione a un impegno intelligente, responsabile e autonomo per una vera crescita umana e culturale e per un recupero effettivo della dignità di ogni ragazza, qualunque sia il suo punto di partenza.

    5. Collegi universitari: aiutare le giovani ragazze significa anche consentire di frequentare l’Università a delle studentesse che vivono molto lontano dalla sede universitaria o che vengono da una famiglia che fatica a sopportare le spese di soggiorno necessarie. In quest’ambito si colloca anche l’esperienza di Venezia e del suo collegio universitario, una casa che ogni settembre si riempie e si colora delle ragazze iscritte al primo anno di Università e di quelle che hanno vissuto la casa negli anni precedenti.

    6. Mense: a Roma, a metà anni Sessanta, molte giovani lavorano come commesse in grandi e noti negozi del centro storico. Vengono da fuori Roma o dalle periferie della capitale. I negozi a quei tempi chiudono alle 13 e riaprono alle 15.30 o alle 16.30. E queste giovani non hanno dove passare il tempo. Un giorno una suora scopre delle ragazze che hanno deciso di trascorrere queste ore nell’androne del loro palazzo. Suore e Acisjf trovano una soluzione: un appartamento viene messo a disposizione delle giovani che possono pranzare, scaldarsi il cibo, riposare, chiacchierare, prendere il sole in giardino. Nelle mense Acisjf in quegli anni si fanno anche corsi di lingue e si offrono anche momenti di catechesi. Questa storia è stata ereditata e trasformata per rispondere alle sfide dei tempi dall’Acisjf di Trento, che oggi vanta un servizio mensa per tutte le donne dell’Est impegnate nel servizio di cura e assistenza agli ammalati o agli anziani.

    7. Servizi stazione: l’attenzione per le ragazze costrette a viaggiare è stata sin dai primi anni di vita dell’Acisjf uno dei punti chiave dell’associazione. Per questo si è specializzata anche nell’assistenza nelle stazioni, creando degli uffici specifici aperti 24 ore su 24 (Firenze, Genova, Reggio Calabria).

Tra gli obiettivi di Ampliacasa, vi è:

    1. La creazione di reti locali dell’abitare sociale,
    2. la promozione di percorsi di progettazione partecipata,
    3. la sperimentazione di modelli e strumenti innovativi di housing sociale e dei possibili servizi di accompagnamento in funzione delle fragilità a cui si tenta di dare risposta.

    Un disegno ambizioso da realizzare attraverso:
    1. l’individuazione di esperienze locali di abitare sociale,
    2. la connessione in rete delle esperienze locali attive,
    3. le analisi e l’individuazione dei bisogni abitativi locali e delle risorse esistenti.

La costruzione di una rete nazionale per l’abitare sociale sarà realizzata con la raccolta delle esperienze e delle adesioni per lo start-up della rete nazionale e con la progettazione di uno spazio web a supporto delle reti stesse.

I primi passi sono stati compiuti: con un incontro della cabina di regia nazionale a Reggio Calabria, lo scorso 6 maggio; con un incontro di presentazione a Cagliari l’8 giugno e a Messina il 28 dello stesso mese.
È stato scelto il nome del progetto (Ampliacasa, in continuità con il primo progetto di Acisjf sostenuto da Fondazione con il Sud, Ampliarete, grazie al quale sono nate le Acisjf al Sud) e anche il logo.

Il progetto chiama in causa però l’Acisjf tutta e non soltanto le tre realtà del Sud, perché è necessario raccogliere le buone prassi, studiare le esperienze nate nei territori e provare a dare una risposta originale alla sfida dell’abitare sociale.

Ecco quindi in sintesi chi è Acisjf e cosa fa.

Da qui, dalla Sardegna, ripartiamo con forza e convinzione perché una nuova pagina è stata scritta. A tutti voi però chiediamo l’aiuto di sostenerci nel nostro sforzo di pensiero innovativo.